“Ho riflettuto molto sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato come ogni cosa sia illuminata dalla luce del passato… in questo modo io sarò sempre lungo il fianco della tua vita e tu sarai sempre lungo il fianco della mia.”

da OGNI COSA E' ILLUMINATA - Jonathan Safran Foer

mercoledì 27 aprile 2011

SILVIO LIMARZI


SILVIO LIMARZI era mio nonno. E’ nato a Castellammare di Stabia il 21/04/1876 ed è morto a Meldola, ove riposa nella cappella di famiglia, il 9/07/1950.
E’ ovvio che sia, fra i figli di Francesco, quello del quale conosco più cose ed è anche quello del quale porto il nome.
Certo, le nostre vite non si sono nemmeno sfiorate: il “nonno Silvio” è morto ben 18 anni prima che io nascessi. Ciò non toglie che mi sia mancato. Lo dico non solo perché mi è mancato un nonno (il mio nonno materno Aldo in fondo spesso faceva per due!), ma perché avrei davvero voluto tanto conoscerlo. Avrei voluto farmi raccontare da lui in persona i mille aneddoti riguardanti la sua vita, aneddoti che ho sentito dalla voce di mio padre e dei miei zii. E avrai voluto scoprire chi era quell’uomo del quale ho sentito parlare da TUTTI i suoi figli con tanta ammirazione, stima, rispetto e infinito affetto.
Di tutti questi aneddoti e della sua vita racconterò più avanti ma, in fondo, per definire qualcuno non sarebbe sufficiente questo? Ha vissuto in pace ed è stato un grand’uomo per i suoi figli.
Per questo per me mio nonno non è solo una vecchia foto esposta bene in vista nella libreria di mio padre, ma è sempre stata una persona della quale ho sentito la vicinanza e con la quale ho incrociato la mia vita e, tante volte, i miei pensieri.
E, quando non sono bastati gli affettuosi promemoria dei figli ci hanno pensato i nostri comuni concittadini di Meldola, specie i più anziani, a raccontarmi di “quella volta che ero malato e il tuo nonno, il dottore, è venuto e…..”. Tutti racconti con il sorriso.

Silvio infatti era medico. Ma nella Meldola fra il 1920 e il 1950 la parola “medico”, non esisteva proprio: c’era solo “è dutòr”: il dottore. E a dire il vero non è neanche che ce ne fossero tanti di dottori, visto che con 10.000 abitanti sparsi in tanta campagna erano solo in due (ospedale compreso) ad arrabattarsi fra parti in luoghi improbabili, malattie infantili, infezioni ed epidemie falcidianti. Senza tralasciare il tragico fardello di una guerra mondiale anche a Meldola particolarmente cruenta.
Ma ora, per il momento, raccontiamo chi c’era in questa famiglia:

Silvio si sposò a Castellammare il 14 dicembre 1907 con PIA VOLLONO dalla quale ebbe 3 figli:

- FRANCESCO (Castellammare 05/10/1908 – Taranto 19/08/1927)
Francesco non sfuggì alla tradizione che voleva che il primo figlio maschio portasse il nome del nonno. Ancor più predestinato a tale nome fu dal fatto che, mentre Pia lo portava in grembo, Francesco, il padre di Silvio morì. Come battezzare il primogenito divenne, quindi, una scelta quasi scontata. Francesco era un giovane aviatore dell'Aereonautica Militare Italiana quando si schiantò con un idrovolante in collaudo nel Golfo di Taranto. La sua morte fece a Meldola un grande scalpore e, nel salone comunale del paese, venne allestita una visitatissima camera ardente.

SILVIO E FRANCESCO
in una foto trasmessami dal cugino Silvio

- LAURA (Sambuca Pistoiese 27/04/1911 - Bagno di Romagna 03/08/1912)
Laura ebbe vita estremamente breve.

- MARIA MERCEDES (Civitella di Romagna 19/09/1913 - Napoli 31/01/1966)
Maria sposo il comandante della stazione dei Carabinieri di Meldola, l'allora tenente Osvaldo Saitto, dal quale ebbe due figli: Mario e Alfredo (detto Dino)
 
 
Pia (nata a Castellammare il 10/08/1882) morì a Civitella di Romagna il giorno prima del suo trentaquattresimo compleanno (il 9/08/1916), anche lei colpita dall’epidemia di Spagnola che flagellò l’Italia in quel periodo. Morì mentre portava in grembo un figlio che non vide mai la luce.
Spesso mi capita di pensare a quale travaglio sia andato incontro un uomo, oltretutto medico, che è costretto all’impotenza mentre vede morire contemporaneamente la propria moglie e il proprio figlio.
Silvio, medico condotto, si trovava a Civitella dal 1912 ove era stato trasferito da San Piero in Bagno (qui era anche Ufficiale Sanitario). Là rimase fino al suo trasferimento definitivo a Meldola nel 1920. La famiglia lo raggiunse a Meldola l’anno successivo.

Nel frattempo, sempre a Civitella di Romagna, Silvio si era risposato con GIUSEPPINA VOLLONO (Castellammare 08/09/1891 – Meldola 18/03/1958) sorella di Pia.




Questo documento fa parte degli atti burocratici necessari per contrarre il matrimonio che si è tenuto a Civitella di Romagna il 13/08/1917 ed è di particolare interesse perché l'Ufficiale dello Stato Civile che lo firma è Adolfo Limarzi (il fratello di Silvio) che era già divenuto (o stava per divenire) segretario capo del comune di Castellammare di Stabia

Da Silvio e Giuseppina nacquero altri cinque figli (due a Civitella e tre a Meldola:

- VITTORIO (Civitella di Romagna 22/06/1919 – Ancona 18/09/1979)
Che trascorse gran parte della propria vita fra Torino e Ancona. Sposò JOLANDA PANTIERI ed ebbe un figlio chiamato (ovviamente!) SILVIO;
  
- LUCIANO detto Eugenio (Civitella di Romagna 17/07/1921 – Roma 15/11/1982)
Visse a Roma dove, dal matrimonio con ASSUNTA PORPORA, nacquero MAURIZIO e ORNELLA;
  
- GIOVANNI detto Nino (Meldola 20/03/1925 – Forlì 24/07/2003)
Visse a Forlì con sua moglie MARIA PIA POMPEIANO ed ebbe 3 figli: Marco, Gabriella e Silvia;
  
- FRANCESCO detto Franco (Meldola 06/10/1927 – Forlì 26/02/1993)
Francesco "ereditò" il suo nome dal fratello morto neanche due mesi prima. Visse quasi sempre a Forlì. Ebbe due mogli: con la prima Franca Pizzurro ebbe Manuela, con la seconda Anna Argento non ebbe figli.
  
- UMBERTO (Meldola 27/09/1933 – vivente)
Mio padre. Sempre rimasto a Meldola qui sposò Gaura Gorini ed ebbe due figli: Laura e Silvio (il sottoscritto).

Per il momento mi fermo qui, volutamente didascalico. In realtà è impossibile fermarsi qui e quindi ci sarà un seguito.


SILVIO LIMARZI


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